MANIFESTAZIONE

MANIFESTAZIONE ESODATI 13 APRILE ROMA

sabato 28 gennaio 2012

L'ASSOCIAZIONE OVER 40 SCRIVE AL MINISTRO FORNERO

Spettabile
Ministero del Lavoro
Alla c.a del Sig. Ministro Prof.ssa Elsa Fornero
Via Veneto 56
00187 Roma
Merate 23 Gennaio 2012
Oggetto: Anche i lavoratori Over 40 disoccupati o precari hanno diritti da difendere
Gentile Sig. Ministro
Le decisioni prese nell’ultima manovra economica hanno portato uno vero sconvolgimento nel mondo del lavoro e delle pensioni. Le prese di posizioni rigide e dure del Governo pur nella loro necessità d'adozione, hanno tenuto in poco conto le conseguenze sociali sulla popolazione di lavoratori Over 40, soprattutto per quelli che sono senza lavoro da molto tempo ed ai quali l’attuale crisi economica ha ulteriormente accentuato le difficoltà e la criticità sociale.
L’Associazione Lavoro Over 40 (www.lavoro-over40.it ) si batte da circa nove anni per convincere le istituzioni, i sindacati e le imprese ad affrontare con determinazione il tema del reinserimento lavorativo degli Over 40, con risultati che non ripagano gli sforzi fatti per sensibilizzare la classe politica ed imprenditoriale, spesso disattente al problema. Nel Nord Europa il problema è già da parecchi anni all'attenzione delle autorità ministeriali e si sono già intrapresi percorsi di soluzione.
Vorremmo evitare che in Italia il tema della disoccupazione in età matura diventasse un fenomeno di moda, cui rispondere con discorsi in parte condivisi o di circostanza: occorrono atti concreti proponendo e sviluppando soluzioni operative che scaturiscono dall'esperienza, per dare speranza a chi vive la logorante dimensione non lavorativa.
Nella recente manovra del Governo Monti non traspaiono evidenti interventi pensati per questa fascia di lavoratori maturi. Anzi sono addirittura relegati in secondo ordine confermando tra i cittadini interessati l'impressione di essere stati del tutto dimenticati, abbandonati al loro destino e vessati oltremisura, senza possibilità di difesa e della dovuta attenzione sociale: cittadini chiamati comunque al rispetto dei doveri civici, fiscali e di solidarietà come se avessero un normale lavoro.
Allego una nota sulla situazione, richiedendo formalmente un incontro di approfondimento nel quale illustrare in dettaglio le condizioni e le ragioni della protesta e perorare la causa di una parte rilevante di cittadini dotati di esperienza e competenza professionale e desiderosa di continuare a contribuire attivamente all'economia del Paese.
In tale attesa Le porgo i migliori saluti
Giuseppe Zaffarano


Presidente Associazione Lavoro Over 40
ALLEGATO: Nota sullo stato dei Lavoratori Over 40
Associazione Lavoro Over 40®
Professionalità per competere in un mondo che cambia
Associazione Lavoro Over 40®

GIU LE MANI DALLE PENSIONI



QUESTI SIGNORI CHE GOVERNANO(?) DOVREBBERO SOLO VERGOGNARSI, HANNO ALLUNGATO L'ETà AL DIRITTO ALLA PENSIONE LAMENTANDO CHE NON CI SONO SOLDI , IN COMPENSO SPERPERANO SOLDI "NOSTRI " PER UN OPERA CHE NON SERVE. NO TAV, SI AL DIRITTO ALLA PENSIONE!!!!
I MANCATI PENSIONATI UNITI NELLA LOTTA CON I NO TAV

mercoledì 25 gennaio 2012

PENSIONI : LA NUOVA SCALETTA PER ACCEDERE


Milleproroghe: ok commissioni

Aumento sigarette per norme pensioni
25 Gennaio 2012 - 15:45
(ASCA) - Roma, 25 gen - Via libera dalle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera al decreto legge Milleproroghe. Sciolto il 'nodo pensioni', il testo tornera' in Aula questa sera alle 19,30 dove, con molta probabilita', il governo porra' la questione di fiducia.

Le commissioni riunite di Montecitorio hanno approvato l'emendamento dei relatori che prevede l'aumento delle imposte sui tabacchi lavorati per coprire le norme sulle pensioni dei lavoratori cosiddetti 'precoci' ed 'esodati', che potranno adesso andare in pensione con le norme vigenti prima della manovra 'Salva-Italia'. Stop dunque all'emendamento che prevedeva invece di aumentare le aliquote dei lavoratori autonomi.

Diversi deputati del Pdl si erano, infatti, opposti a quest'ultima modifica minacciando anche di non votare la fiducia al provvedimento. Nel testo licenziato dalle commissioni viene inoltre cancellata la proroga della sanatoria per i cartelloni elettorali abusivi.

Nuove modifiche dovrebbero essere apportate nelle commissioni

MILLEPROROGHE OK DA COMMISSIONI CAMERE



Mercoledi, 25 Gennaio 2012 - 14:34

MILLEPROROGHE: OK DA COMMISSIONI CAMERA CON MODIFICHE =(AGI) - Roma, 25 gen. - Le commissioni Affari costituzionali eBilancio della Camera hanno votato il mandato al relatore peril decreto Milleproroghe che ritorna quindi nell'aula diMontecitorio questa sera. Le commissioni hanno dato l'ok a una serie di modifiche tra le quali quella che riguarda la copertura degli emendamenti sulle pensioni a favore deilavoratori esodati e precoci. (AGI) ASA IV -

fonti: sito affari italiniani

martedì 24 gennaio 2012

DISOCCUPATI OVER 40



In bilico l'emendamento sulle pensioni




Torna nelle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera il decreto legge Milleproroghe in cerca di una nuova copertura della modifica alla riforma delle pensioni (attualmente coperta con un aumento dell'aliquota per gli autonomi). Lo ha deciso l'Aula di Montecitorio accogliendo, con 310 voti di differenza, la richiesta del presidente della commissione Affari Costituzionali, Donato Bruno. La decisione è stata presa nel Comitato dei diciotto su richiesta del Pdl che è contrario all'aumento dei contributi previdenziali degli autonomi come copertura alle modifiche della riforma delle pensioni.

Si discute la copertura delle norme sulle pensioni
Il rinvio, ha spiegato Bruno, é «circoscritto a un breve lasso di tempo» per consentire «al Governo di indicare le possibili coperture finanziarie» alle modifiche delle norme sulle pensioni. La Lega Nord ha espresso parere contrario perché chiede «che si riaprano tutti gli emendamenti»

In bilico l'emendamento sulle pensioni
È in bilico la modifica alla riforma delle pensioni introdotta nel Milleproroghe. E c'é chi chiede che la norma sia eliminata dal provvedimento. Giuliano Cazzola, deputato del Pdl, sottolinea che «anzichè scervellarsi a trovare una diversa copertura, dopo l'autogol sull'aumento dei contributi ai lavoratori autonomi, sarebbe meglio sopprimere la norma sostanziale poichè è corretto, coerente ed equo che sia applicata una modesta
di Nicoletta Cottone - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/4AU3G



Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/4AU3G

domenica 22 gennaio 2012

LETTERA AL MINISTRO ELSA FORNERO

Alla C.a.
del Ministro del Lavoro
Elsa Fornero
Via Veneto 56
Roma
...
e c.p.c.
- Presidente del Senato
Sen. Renato Schifani
- Presidente della Camera
On. Gianfranco Fini


Milano, 20 gennaio 2012


Gentile Sig. Ministro,

con l’approvazione della manovra economica “salva Italia” si è riproposta per molti cittadini in età matura la drammatica situazione di un nuovo ancor più consistente e subitaneo spostamento nel tempo dei termini per l’accesso al diritto previdenziale.

Stiamo seguendo con estrema attenzione il confronto in corso a livello parlamentare in merito ad alcuni correttivi che dovrebbero cercare di sanare le ricadute più gravi di questa ennesima riforma di un settore che peraltro non dava evidenze di disavanzi finanziari.

Lei conosce quanto e meglio di noi le tante diverse situazioni che riguardano lavoratori in cassa integrazione, in mobilità, licenziati ed esodati a seguito di accordi aziendali o individuali, che ne prevedevano lo scivolo fino al raggiungimento dei 40 anni contributivi o con le quote; lavoratori da considerarsi a tutti gli effetti dei disoccupati di lungo termine in attesa di approdo alla pensione per i quali a noi pare doveroso oltre che indispensabile trovare una soluzione che ne tuteli più che gli interessi il diritto ad un futuro. Così come certamente conosce la situazione dei lavoratori precoci i quali vedono rinviata la possibilità di accedere al sistema pensionistico salvo accettare penalizzazioni sull’entità della prestazione, anche in presenza di una elevatissima anzianità di servizio, per il solo motivo di avere iniziato a lavorare in età giovanissima.

Inoltre, come già avvenuto in passato a seguito degli innumerevoli interventi di riforma delle pensioni, dobbiamo evidenziare come sia del tutto ignorata la gravissima situazione di tanti lavoratori disoccupati che non rientrano in alcuna delle categorie fin qui citate.

Parliamo di disoccupati privi di qualsiasi forma di ammortizzatore sociale, privi di lavoro da anni, abbandonati a se stessi senza alcuna sostanziale forma di rappresentanza in sede istituzionale senza dimenticare le migliaia di partite IVA coatte da pochi spiccioli di reddito annuo che, per il solo fatto di essere state costrette ad una scelta obbligata, hanno perso qualsiasi diritto ad un sostegno pubblico.

Lei sa meglio di noi che nel nostro paese solo un 27% dei disoccupati ufficiali, categoria dalla quale sono sorprendentemente esclusi gli “scoraggiati”, usufruisce di una qualche misura di sostegno pubblico.

Nel 2008, su incarico dell’allora Ministro del Lavoro Cesare Damiano, il Prof. Gianni Geroldi condusse una ricerca su questa fascia di disoccupati arrivando a stimare attorno a 180-200.000 il numero dei disoccupati over55, considerati non più ricollocabili (in quanto espulsi da anni dal ciclo produttivo) e del tutto privi di reddito.

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Possiamo realisticamente ipotizzare che con l’aggravarsi della crisi, negli ultimi anni questo numero sia ulteriormente cresciuto.

Molti di questi disoccupati dispongono di 30 e più anni di versamenti contributivi che a nulla valgono per garantire loro quel reddito da pensione che non vedranno prima dei 67 anni di età, oppure hanno subito l'esodo forzoso con meno di 30 anni di contributi , licenziati da aziende in crisi o con lavoratori in soprannumero e non godono di nessuna forma di ammortizzatore sociale per oltre un decennio.

Cittadini disoccupati, di Serie B, che assistono impotenti e arrabbiati alle periodiche autorizzazioni al prepensionamento di colleghi di grandi gruppi industriali, in crisi reale o presunta, che, grazie a provvedimenti mirati, accedono alla pensione anche con meno di 50 anni di età anagrafica e meno di 30 anni di versamenti contributivi.

Ciò che noi denunciamo con questa lettera è ben noto all’interno del Parlamento considerando che risale all’ormai lontano 2005 la relazione prodotta dalla Commissione di Indagine del Senato sul fenomeno della disoccupazione degli over45.

Quella relazione, approvata all’unanimità, riconosceva l’esistenza e la gravità del problema e sollecitava urgenti misure a sostegno della categoria. Come troppo spesso avviene in questo paese il tutto restò lettera morta.

E questo assurdo disinteresse da parte del Parlamento e delle Istituzioni appare oggi ancora più riprovevole se consideriamo che l’età a rischio di espulsione dal mondo del lavoro è rapidamente scesa in pochi anni e si attesta oggi alla soglia dei 40 anni.

Paradossalmente si continua ad innalzare l’età pensionabile mentre le imprese si liberano dei quarantenni e i politici continuano a parlare a vuoto, da oltre 15 anni, della necessità di riformare il sistema di welfare.

Su tutte queste situazioni vorremmo poter avere l’opportunità di un confronto con Lei e/o il Viceministro e/o il Sottosegretario, incontro che Le chiediamo a nome dei tanti che si rivolgono a noi in questi giorni nella speranza di poter trovare una soluzione concreta ai problemi elencati e che vogliamo qui sinteticamente ricordare:

•Ex lavoratori espulsi dall’attività lavorativa con varie procedure, in possesso dei requisiti secondo la vecchia normativa •Ex lavoratori con anzianità significative, sopra o sotto i 30 anni, disoccupati e senza alcun ammortizzatore sociale. •Lavoratori precoci costretti alla permanenza in attività per evitare penalizzazioni sull’assegno pensionistico. •Lavoratori espulsi dal sistema produttivo e divenuti forzatamente autonomi, per i quali la Riforma è ancora più penalizzante
RingraziandoLa per l’attenzione, confidando in una Sua convocazione a breve termine, porgiamo cordiali saluti

ATDAL Over40 (Associazione Nazionale Tutela Diritti Lavoratori Over40)
Contatto Dr. Stefano Giusti – email: infolazio@atdal.it
Associazione PENSIONANDI
Contatto Ing. Michele Carugi – email: pensionandi@gmail.com
ALP (Associazione Lavoratori Over40 Piemonte)
Contatto Dr. Marcello Fontana – email: presidente@overquarantapiemonte.it
Comitato Esodati e Lavoratori Precoci d’Italia
Contatto Ing. Claudio Ardizio – email: claudio.ardizio@libero.it
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IL MIO PRESEPE AI POLITICI ITALIANI

MANDIAMOLI TUTTI A CASA ..


SISTEMA PREVIDENZIALE A CONFRONTO



I numeri, tratti da una recente analisi comparativa della Commissione Europea (Pension Schemes and pension projections in the EU-27 Members States) tra i regimi pensionistici europei, parlano chiaro: senza l’introduzione di correttivi al nostro sistema previdenziale, già tra nove anni, avremmo la più alta incidenza di spesa per le pensioni tra i 27 Paesi dell’Unione Europea: per l’esattezza il 14,1 per cento del Prodotto Interno Lordo, contro il 10,5% della Germania, il 9,4% della Svezia, il 6,9% del Regno Unito, il 9,5% della Spagna.

Il report della Commissione europea evidenzia altresì la grande anomalia italiana relativa all’età pensionabile: quest’ultima, nei principali Paesi dell’Unione, è infatti già almeno 65 anni. E nella stragrande maggioranza dei casi – altro elemento di diversità dall’Italia - non si fa differenza alcuna tra uomini e donne. In Germania, Spagna, Svezia, Danimarca, Regno Unito, recenti riforme hanno addirittura innalzato l’età pensionabile a 67 o 68 anni.

In Germania, l’ultima robusta riforma ha avuto luogo nel 2007: sebbene sia in corso il processo di transizione verso l’aumento dell’età pensionabile a 65 anni previsto dalla precedente riforma, è stato stabilito un graduale incremento di un mese ogni anno dal 2012 al 2023 e, successivamente, di 2 mesi ogni anno, che eleverà a 67 anni nel 2029 l’età pensionabile.

Per quanto riguarda la Spagna, Zapatero, proprio quest’anno, ha approvato la riforma delle pensioni, che, nel 2027, porterà a 67 anni l’età per andare in pensione e che ha previsto un trattamento di “favore” per le donne; a queste verrà concesso di anticipare il pensionamento di 9 mesi per ogni figlio (fino ad un massimo di due).

In Gran Bretagna, dove è in corso un acceso dibattito su un progetto di riforma, dal 2007 è in vigore una disciplina che prevede, tra il 2024 ed il 2046, l’aumento dell’età pensionabile a 68 anni, sia per gli uomini che per le donne.

In Francia, invece, uomini e donne vanno per ora in pensione a 62 anni. Non è forse un caso che la spesa pensionistica dei francesi sia molto simile alla nostra: 13,3% del pil e 13,9% nel 2020. Va però detto che la rifoma voluta da Sarkozy nel 2010, puntando alla riduzione del deficit del sistema pensionistico, ha previsto un progressivo aumento, senza distinzione di genere, di 4 mesi all’anno a partire dal luglio scorso; conseguentemente l’età per poter godere di una pensione passerà entro il 2020 a 67 anni.

In Italia, come è noto, è in corso un forte dibattito sull’opportuinità di intervenire sulle pensioni. In seno alla maggioranza pare, per ora, prevalere la linea di chi, Bossi in testa, non intende toccarle, se non in misura marginale come sarebbe stato concordato nelle scorse ore.
Se tale prospettiva dovesse essere confermata nella discussione parlamentare sulla manovra correttiva, è evidente come la sostenibilità economica di medio-lungo periodo della finanza pubblica rischi di essere sempre più fortemente condizionata dall’incidenza della spesa previdenziale: dei ca. 310 miliardi di euro di spesa pubblica per il welfare, equivalenti a ca. il 20% del Pil, una fetta sempre più importante sarà così erosa per coprire le prestazioni pensionistiche.

Ciò, prescindendo dal fatto che il sistema previdenziale è, più di ogni altro capitolo di spesa pubblica, sottoposto alle sfide derivanti dai cambiamenti demografici, dalle nuove tipologie di contratti di lavoro, nonché, come appare chiaramente in questi mesi, dalla situazione economica internazionale.

Eppure Tremonti, sempre più stretto nella morsa degli assalti alla sua manovra correttiva, sa bene che nell’ultimo rapporto dell’Inps viene scritto nero su bianco che “la sostenibilità economica del sistema previdenziale deve tener conto dell’invecchiamento progressivo della popolazione, che comporta un crescente aumento del numero dei pensionati rispetto ai lavoratori, da cui deriva la necessità di attuare riforme tese in futuro al contenimento degli importi delle pensioni e all’innalzamento dell’età pensionabile […].

La stessa Commissione europea, nella recente comunicazione comunicazione al Parlamento Europeo ha posto, ancora una volta, l’accento sulla necessità di riforme strutturali in campo previdenziale, tese a: innalzare l’età pensionabile e collegarla alla speranza di vita; ridurre in via prioritaria i piani di prepensionamento e utilizzare incentivi mirati per promuovere l’occupazione dei lavoratori anziani e l’apprendimento permanente; evitare di adottare misure riguardanti i sistemi pensionistici che compromettano la sostenibilità a lungo termine e l’adeguatezza delle finanze pubbliche.

Di tutto ciò, a quanto pare, il Governo non pare tener conto, facendo finta di ignorare che l’innalzamento dell’età pensionabile è una delle poche leve per risanare strutturalmente finanza pubblica e non scaricare, ancora di più, sulle spalle delle giovani generazioni gli egoismi della nostra gerontica classe dirigente.


il 52 è stato il più penalizzato con la manovra monti adesso io con 40 anni di contributi debbo aspettare se tutto va bene altri 2 anni. Grazie Monti

DENUNCIATO IL CAPO DELLO STATO

VIDEO SU PENSIONI

PERCHE PROPRIO LE PENSIONI?

Perché proprio le pensioni?
Ora che la polvere sollevata va depositandosi con l’approvazione della manovra, vediamo di analizzare gli interventi sulle pensioni con un po’ di freddezza e un paio di numeri.

A grandi linee e non crocefiggetemi se i numeri non sono esatti fino nei minimi dettagli, le grandi innovazioni sono:

- Età della pensione di vecchiaia a regime per gli uomini e per le donne. 67 anni con incrementi legati all’aspettativa di vita che potrebbero portare il limite verso i 70 anni. L’età di 67 anni dovrebbe conseguirsi tramite gli incrementi dovuti all’aspettativa di vita ma, ove ciò non avvenisse e cioè se l’aspettativa di vita non crescesse oppure addirittura scendesse, un comma prevede comunque l’incremento a 67 anni.
-Contributi minimi per la pensione anticipata a 42 anni e tre mesi per gli uomini, con età minima di 62 anni oppure con una penalizzazione dell’1 % per ogni anno di anticipo fino a i 60 anni e del 2% per ogni ulteriore anno al di sotto dei 60 anni. Le stesse regole varranno per le donne con la eccezione che la contribuzione minima è fissata in 41 anni e tre mesi a regime.

I cambiamenti, salvo un’eccezione per i nati nel 1952 che hanno avuto la grazia di uscire a 64 anni, sono in vigore istantaneamente, quindi, salvo futuri ripensamenti da parte di altri governi a venire, da oggi siamo il Paese europeo con il sistema pensionistico più restrittivo. Si dirà: siamo anche il Paese europeo con il debito pubblico più alto; vero e questa era una condizione necessaria per mettere mano al sistema, ma non sufficiente.

Non era sufficiente e infatti mancava qualche altra condizione fondamentale, ad esempio che il sistema previdenziale dei lavoratori dipendenti fosse uno degli elementi di indebitamento dello stato, cosa che non è. Nell’anno peggiore dell’INPS, il 2010, quando era largamente previsto che l’ente avrebbe avuto il picco negativo sulla base delle situazioni pregresse e delle riforme in essere, il comparto previdenziale dei lavoratoti dipendenti ha dato all’INPS un attivo di 459 milioni di euro, che erano stati 4 miliardi e 564 milioni di euro nel 2009. (INPS, rendiconti generali 2010, pag 51.)

Quindi, ancorché l’attivo sia dovuto al bilancio tra contributi dei lavoratori attivi e pensioni erogate (impropriamente per un sistema sostanzialmente assicurativo), il fondo previdenziale dei lavoratori dipendenti non pesava sui conti dello Stato e meno avrebbe comunque pesato in futuro. E mancava anche un’altra condizione per intervenire così pesantemente e cioè quella che in assoluto le pensioni fossero così ricche da costituire oltre che un boccone goloso, anche un’area nella quale si potesse attingere senza dolore; il dolore, invece c’è, eccome. Si sono bloccate le indicizzazioni sopra a 1.400 € lordi/mese cioè pensioni che hanno un netto tra 1000 e 1100 euro/mese; roba da nababbi, in effetti. Un pensionato con un lordo di 2000 €/mese pari a circa 1.500 €/netti con tre anni di inflazione oltre il 3% perderà in termini reali circa 50 €/mese del suo netto ricchissimo, trovandosi così in termini reali con una pensione di 1.450 €/mese netti.

E poi c’è il dolore di quelli che sono disoccupati e che per ora hanno avuto un biglietto della lotteria; se sono fortunati andranno in pensione in un tempo ragionevole; altrimenti aspetteranno anche fino a 4 anni. La data dell’estrazione non è certa e neppure quanti biglietti vincenti ci saranno; l’unica cosa certa è che l’Inps ha istruzione di non spendere più delle cifre assegnate per ogni anno; finite quelle, chi è fuori trovasse il modo di arrangiarsi.

Per ricapitolare: la riforma delle pensioni non è giustificata da motivi di contabilità del comparto previdenziale dei lavoratori dipendenti, né da ragioni di opportunità del prelievo alle grandi ricchezze; secondo me la materia non è stata trattata in base a una analisi di fattibilità e sostenibilità, di equiparazione ad altri sistemi europei, di messa in sicurezza del sistema (già sicuro) ma, invece, come un luogo dove fare cassa senza guardare troppo per il sottile, dato che i pensionati e coloro che sono ormai in età di pensione: non scioperano, non danno fuoco ai cassonetti per protesta, non fanno barricate e non tirano molotov, non possono fare serrate né mettere al riparo il loro unico bene, la pensione, portandosela alle Cayman.

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