MANIFESTAZIONE

MANIFESTAZIONE ESODATI 13 APRILE ROMA

domenica 11 marzo 2012

LETTERA APERTA ALLA FORNERO

AUTORE: CORRADO RAVERA




lettera già inviata alla Fornero un mese fa, ripetuta due settimane fa, e ancora ripetuta stasera, (sempre con gli allegati)

indirizzata a:

ministrofornero@lavoro.gov.it
segreteriaguerra@lavoro.gov.it
caposegreteriaviceministro@lavoro.gov.it

On. Ministro Fornero,
sono marito di una insegnante , una "ragazza del 52", che sino a un anno fa sarebbe dovuta andare in pensione l'anno prossimo, cosa per cui avevamo programmato persino il trasferimento in altra città, non arrivando solo per un fortuito caso a concludere l'acquisto di una abitazione per il trasferimento, e che ora non si sa che fine farà.
Le ho (ingenuamente, lo ammetto, ma con la solita mia ostinazione) scritto su questo argomento una lettera con le mie rimostranze per la iniquità della manovra sulle pensioni, sia per la manovra in se stessa, sia perchè si è pensato come prima, anzi unica soluzione a depredare i Cittadini Italiani più indifesi dai loro beni. Ciò è avvenuto nel momento in cui, mandando all'aria il patto per il quale ognuno di loro aveva scelto la propria strada professionale, lavorativa e quindi pattuito doveri, compensi, tempi, improvvisamente, in nome della "crisi" si è riversato ogni onere da essa derivato sui lavoratori dipendenti, e in specie sui dipendenti pubblici, e ancor più della scuola, (ormai un autentico ghetto) bloccando loro gli adeguamenti al costo della vita per due anni avendo cura di rendere efficace tale provvedimento accelerando l'inflazione con aumenti di IVA, tasse varie, costo carburanti, riducendo quindi loro di fatto per sempre gli stipendi, e facendo poi lo stesso sulle pensioni, e infine dando una mazzata nelle ginocchia di chi aveva programmato la sua vita pensando di poter concludere la sua carriera lavorativa secondo modi e tempi pattuiti, e magari assumendo anche qualche impegno economico facendo affidamento sulla liquidazione, da percepire da parte del più solido ed affidabile dei contraenti, cioè lo Stato.
Invece si sono improvvisamente trovati truffati in tutto, con numerosi anni di lavoro in più da compiere, in un periodo, tra l'altro, in cui le prestazioni psico-fisiche cominciano a mostrare le proprie carenze.
E tutto ciò con conseguenze anche drammatiche, con buona pace di chi (penso per es. al Feltri) irride a queste reazioni, e checchè ne pensino gli stessi Professori autori di queste iniziative, con conseguenze sia psicologiche che economiche, oltre che fisiche, dovendo per esempio le maestre continuare fino a quasi 70 anni a correre dietro a bambini, sempre vivaci, e divenuti sempre più maleducati, voglio dire male-educati da genitori spesso ancor più male-educati, con l'appoggio di dirigenti cui parrrebbe quasi sia stato stato dato un mandato di tipo commerciale: innanzitutto sempre più clienti, e il cliente ha sempre ragione, come fossero dirigenti di un supermercato.
Nella lettera che le ho inviato, Ministro Foriero, ho riportato e allegato le risultanze di autorevoli studi condotti in Italia (La Medicina del Lavoro N. 5 – AD 2004), Germania, USA (High breast cancer incidence rates among California teachers: results from the California Teachers Study - United States), le cui conclusioni unanimi portano a considerare l'insegnamento un lavoro stressante, fino a produrre disturbi psichiatrici anche gravi e neoplasie in misura molto maggiore che in altri mestieri e professioni.
Non so se Lei o qualcun altro leggerà mai questa mia nota, e comunque, per mia irriducibile ostinazione, spero di sì, e dunque confido che delle richieste e delle motivazioni in essa esposte si tenga conto. Comunque non finirò di lottare per riappropriarmi di quello che ritengo un diritto di cui sono stato illegittimamente privato con un provvedimento iniquo con cui si è scelto di colpire la fascia di popolazione più debole e disarticolata quale pozzo da cui attingere impunemente e agnello sacrificale da mostrare all’Europa quale segno di forza e controllo di codesto Governo nei confronti del Popolo Italiano.
Corrado Ravera

giovedì 8 marzo 2012

TEMPESTIAMO LA SEGRETERIA DELLA FORNERO DI FAX






Questi sono gli indirizzi a cui mandare le mail ognuno spieghi la sua situazione e chieda una modifica della legge sulle pensioni
Ministro: Prof.ssa Elsa Fornero
tel. 06 48161636 – 06 48161637 – fax 06 4821207
e-mail: segreteriaministrofornero@lavoro.gov.it PEC: segreteriaministro@mailcert.lavoro.gov.it
Segretario generale: Dott.ssa Matilde Mancini tel. 06 48161414 – fax 06 48161591
...

giovedì 1 marzo 2012

SVEGLIA, MONTI E FORNERO FARANNO MALE ANCHE A VOI




MONTI E FORNERO
FARANNO MALE ANCHE A VOI ...
Una mattina mi son svegliato e ... ho immaginato. Loro non c'erano
più. Ho immaginato un mondo senza di loro. Senza quelli che in passato
hanno innalzato barricate nelle strade, marciato pacificamente, fermi
e irremovibili davanti alla prepotenza. Un mondo senza costituzione,
senza diritti scritti nero su bianco nati da lotte, sacrifici e morti ...
Un mondo senza libertà di parola, completamente chiuso in se' stesso
dove la gente prendeva per buono solo quello che dicevano dall'alto ...
Un mondo senza stampa libera. Un mondo senza i martiri di Portella
della Ginestra, perchè il primo maggio non esisteva più, senza i 25
aprile, tolto dal calendario. Era un mondo dove un bambino lavorava
ancora in miniera 16 o 17 ore al giorno. Era un mondo senza scuola
pubblica e con tante scuole di elite solo per quelli che potevano permettersele.
Era un mondo senza Statuto dei lavoratori frutto di anni di
lotte, rivendicazioni, scioperi, sit in. Era un mondo dove partiti fuori
legge continuavano ad esistere perchè nessuno scendeva più in piazza
come a Genova nel 1960. Era un mondo dove il datore di lavoro ti controllava
con telecamere ogni minuto. Un mondo dove le liste degli scalmanati
erano ancora in uso. Un mondo dove le prepotenze della mafia
non incontravano giovani come Peppino Impastato. Un mondo dove i
governi tagliavano pensioni senza milioni di persone in piazza. Un
mondo dove il il razzismo e la discriminazioni erano ancora padroni.
Un mondo senza ideali. Senza voglia di vivere... liberi. Ecco perchè le
persone come Luca Abbà sono importanti, come i tanti Luca Abbà che
abbiamo avuto nella storia. Donne e uomini che hanno messo da parte
il loro interesse personale per la collettività, per un ideale, per un'idea,
per una causa grazie alla quale poi in futuro gli altri avrebbero potuto
vivere meglio. In questi giorni abbiamo letto pagine di giornali vergognose
e inqualificabili contro in NoTav e soprattutto nei confronti di
un ragazzo che sta ancora lottando in un letto di ospedale. Chi scrive
queste cose o chi si prende gioco di quelli che scendono in piazza in
maniera pacifica dovrebbe pensare almeno un secondo ai diritti di cui
ha potuto godere grazie a chi nella storia e nel passato ha sacrificato la
propria vita per un diritto che ora, grazie a loro, è scritto sulla pietra.
Per sempre.

Giu le mani dalle pensioni!!!

venerdì 24 febbraio 2012

IL 3 MARZO SI AVVICINA PRONTI ALLA PROTESTA?



Italia, paese a forma di stivale, composta da tanti ladroni, e pochi amatori. Difatti all estero( in particolar modo alla grecia) è nota la nostra nazione come popolo piu stupido e codardo. Alcuni esempi? Ti aumentano l'età della pensione? E che problema c'è! C'è Fb che ti permette di criticare. criticare e ancora criticare. Ma perchè invece di fare critica, dicendo questo ministro a fatto questo e ha detto quello, NON ALZI IL CULO E scendi in piazza cosi come hanno fatti i greci? Ah perchè sei zoppo e non puoi camminare? ah si perchè sei orbo e non puoi vedere?.Però ca...o;la tastiera la vedi vero? E allora caro amico, se il governo ci tratta cosi e perchè sa che noi non valiamo un c....o! Il resto pura noia! GIORNO 3 MARZO ORE 15.00 PIAZZA ,CASTELLO TORINO PARTE L'IMPUT DELLE PROTESTE CONTRO IL TAGLIO DELLE PENSIONI, contro l'eliminazione dell'art 18, contro la precarietà, disoccupazione, 80 mila ITALIANI colpiti da taglio sulle pensioni MILIONI DI PRECARI di disoccupati, MA GIORNO 3 MARZO quanti di questi si scomoderanno? Qui su fb MILIONI DI ISCRITTI ( eh si facile iscriversi vero? Tanto non costa un ca....o!) Ma poi?? Nulla! A questi signori dico,fan....o a voi; finitela di rompere i maroni e di lamentarvi, già siamo costretti a sopportare della gentaglia messi al govero ora dovremmo sopportare anche i vostri lamenti? La legge che se uno ti molla un schiaffo e devi porgere l'altra guancia, e stata ABOLITA lo capite vero? Allora se sei AFFLITTO dal problema 3 marzo ore 15 ( sabato) PIazza Castello TORINO PARTE LA CATENA DI PROTESTE. VIENI A ANCHE TU NON ASPETTARE CHE VENGA VARATA LA LEGGE CHE CANCELLI PURE IL DIRITTO A PROTESTARE, mettiti dalla parte giusta, lotta e fai lottare ! Ciao

domenica 19 febbraio 2012

SCENDIAMO IN PIAZZA E RIPRENDIAMOCI IL NOSTRO DIRITTO ALLA PENSIONE !



Carissimi coetenai e con vero dispiacere che leggo una miriade di post,dove propongono di scrivere a questo Onorevole o a quell'altro. Come se questi il giorno dell'approvazione della legge erano altrove, tutt'altro, erano presenti eccome, poco hanno fatto e nulla hanno scritto per imperdire questa porcate di legge rifoma(?) pensioni! Eh si, troppo comodo mettersi a scrivere e proporre di mandare lettere( morte sul nascere),se riflettete bene .. gli unici che hanno ottenuto qualcosa soni i tassisti. Ma quelli non hanno scritto a nessuno;hanno alzato le chiappe e sono scesi in piazza mobilitandosi "FISICAMENTE" scomodandosi e attuando blocchi stradali et ecc. La nostra lotta puo' avere risvolti positivi solo se la smettiamo di fare una guerra mediatica restando dietro un pc con le chiappe incollate alla sedia. Qui c'è da mobilitari, organizzarsi, e scendere in piazza. Io per dare l'imput ( ci sto mettendo la mia faccia ) ho organizzato un presidio con manifestazione giorno 3 MARZO ORE 15 PIAZZA CASTELLO TORINO è un messaggio forte d'inizio che voglio mandare, successivamente sarebbe il caso di organizzare altre manifestazioni in altre città, sino a convergere ad unica manifestazione nazionale. Attualmente ho trovato sostegno dalle seguenti realtà COBA USB ASSOCIAZIONI COPERATIVE DISOCCUPATI a giorni avro' risposta anche da alcuni gruppi di studenti; questa è l'unica lotta che puo' darci dei seri e concreti risultati. Il resto è pura noia! Cerchiamo di essere veri uomini e non comportarci da bambini, quello di scrivere a tizio e caio, non porta da nessuna parte se non quella di far ridere molti pseudici politici, e nella nostra situazione c'è ben poco da ridere!!!

RICORSO AVVERSO LA LEGGE "FORNERO"

Alla C.A. del SEGRETARIO GENERALE PLAINTES@ec.europa.eu

Il sottoscritto_______________, nato________________(_____) Il_____________ eresidente in __________________ (____) in via _______________ n°_____, di Cittadinanza ITALIANA, DENUNCIA la violazione del diritto comunitario da parte dello Stato Italiano, a seguito della emanazione del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito nella Legge n° 214 del 22.12.2011.
In particolare, rimarca le seguenti incongruenze e discriminazioni riguardante l’art.24 (Pensioni):
1)Comma 10: Disparità fra i sessi, laddove l’anzianità anagrafica prevista è di 42 anni per gli uomini e di 41 per le donne; (violazione degli artt. 2, 3 e 141 del Trattato CE e degli artt. 20, 21 e 23 della Carta dei Diritti della U.E.).

2)Comma 15-bis: Disparità fra lavoratori, laddove i lavoratori del Settore Pubblico ed Autonomo risultano discriminati rispetto ai lavoratori del Settore Privato, ai quali è consentita l’uscita dal lavoro all’età di 64 anni, a fronte dei 66 anni richiesti agli altri; (Viol. artt. 20, 21 della Carta dei Diritti della U.E.).

Un infermiere, ad esempio, è tale sia che lavori nel Settore pubblico che in quello privato; ma il trattamento che la suddetta legge riserva, nelle due fattispecie, è assai diverso.

3)Assenza di ogni gradualità: L'innalzamento dell’età pensionabile è brusco e traumatico, in quanto viene aumentata ab abrupto anche di 6/7 anni. In particolare la classe 1952 risulta particolarmente penalizzata; (Viol. artt. 7, 25 e 33 della Carta dei diritti della U.E.).

Infatti, la previgente normativa consentiva alle classi 1951 e 1952 lo stesso canale di uscita dal lavoro, con il raggiungimento della quota 96 (60+36 e 61+35, risultante dalla somma fra l’età anagrafica e l’anzianità contributiva).

Orbene, il comma 14 dell’art. 24, consente la regolare uscita solo alla classe 1951, escludendo la classe 1952. Ne consegue che, un lavoratore nato il 31.12.1951, va in pensione il 1° aprile 2013, quello nato il giorno dopo, il 1° 01.1952, andrà invece in pensione il 1° luglio 2019, oltre 6 anni dopo!

Gravi ed ingiustificabili penalizzazione subiscono anche i lavoratori delle classi1953/54/55/56 ed oltre, nonché i lavoratori precoci che si ritrovano con una notevole anzianità contributiva non supportata da un’età anagrafica sufficiente ad acquisire il diritto alla pensione.

Lo Stato Italiano, di fatto, sembra aver contravvenuto a quello che è stato il giusto comportamento degli altri Stati aderenti all’Unione, che hanno applicato il principio della gradualità della riforma, al fine di evitare traumi e sconvolgimenti di tipo psicologico e sociale fra i Cittadini; ( Viol. artt. 7 e 33 della Carta d. Diritti della U.E.).

4)Assenza di flessibilità nell'uscita dal lavoro, (anche con eventuali, graduali penalizzazioni), che non consente la scelta dei tempi uscita e determina pesanti condizionamenti della libertà individuale e nella vita dell’individuo; (Viol. artt. 7, 25 e 33 della Carta dei Diritti della U.E.). Flessibilità che sarebbe, peraltro, suggerita dall’applicazione del sistema contributivo per tutti (art. 24, p.2 della Legge 214/2011).

5)Il riscatto oneroso della Laurea, viene escluso dal novero dei contributi volontari (art.24,, p.14, lett. d) della L. n°214/2011) e dalle conseguenti agevolazioni, benché abbiano entrambi il carattere di volontarietà, lo stesso peso economico e perseguano lo stesso obiettivo: maturare gli anni di contributi atti alla maturazione dei requisiti contributivi. (viol. art.21 della Carta dei Diritti della U.E.).

6)Ancora iniqua e discriminatoria, al p.7 dello stesso art. 24, riconosce il diritto alla pensione ai lavoratori che abbiamo maturato solo 20 anni di contributi, per i quali il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 1996. (Viol. art. 21 della Carta dei Diritti della U.E.).

7)Bizantinismo della Legge: intricata, confusa e contradditoria appare in pieno contrasto con la semplificazione amministrativa e legislativa perseguita dall’Unione Europea.

8) La manovra sembra fatta esclusivamente per “fare cassa”, in quanto i conti degli Enti Previdenziali (INPS, INPDAP), così come piu volte ribadito dai rispettivi presidenti, risultavano essere in attivo, e l’intero sistema, dopo le ultime riforme effettuate, appariva virtuoso ed in equilibrio anche a lungo termine.

L’art. 24 della Legge 214/20011, peraltro, appare, in piu’ punti, in contrasto col dettato dell’art. 3 della Costituzione Italiana che recita:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Del resto la stessa Corte Costituzionale dello Stato Italiano, con la sentenza n° 822 del 1988, si era già espressa in termini fortemente critici nei confronti di analoga riforma applicata in precedenza senza il criterio della gradualità.

Il sottoscritto, infine, DICHIARA DI NON AUTORIZZARE la Commissione ad indicare la propria identità nei Suoi contatti con le autorità dello Stato membro contro il quale è presentata la presente denuncia.





Fiducioso nel favorevole e sollecito decorso della presente, porge rispettosi saluti.

(digitare nome e cognome)___________________________



Recapiti:

Telefono fisso: ___________________Cellulare:_______________________

Indirizzo di Posta Elettronica: ______________________________________



-Allega:

A)) II testo dell’art. 24 del Decreto n° 201/2011, coordinato con la Legge n°214/2011

di conversione.

B) Sentenza n° 822/1988 della Corte Costituzionale Italiana.

A)
Capo IV. Riduzioni di spesa. Pensioni.
Art. 24. Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici
1. Le disposizioni del presente articolo sono dirette a garantire il rispetto, degli impegni internazionali e con l'Unione europea, dei vincoli di bilancio, la stabilita' economico-finanziaria e a rafforzare la sostenibilita' di lungo periodo del sistema pensionistico in termini di incidenza della spesa previdenziale sul prodotto interno lordo, in conformita' dei seguenti principi e criteri: a) equita' e convergenza intragenerazionale e intergenerazionale, con abbattimento dei privilegi e clausole derogative soltanto per le categorie piu' deboli; b) flessibilita' nell'accesso ai trattamenti pensionistici anche attraverso incentivi alla prosecuzione della vita lavorativa; c) adeguamento dei requisiti di accesso alle variazioni della speranza di vita; semplificazione, armonizzazione ed economicita' dei profili di funzionamento delle diverse gestioni previdenziali.
2. A decorrere dal 1o gennaio 2012, con riferimento alle anzianita' contributive maturate a decorrere da tale data, la quota di pensione corrispondente a tali anzianita' e' calcolata secondo il sistema contributivo.
3. Il lavoratore che maturi entro il 31 dicembre 2011 i requisiti di eta' e di anzianita' contributiva, previsti dalla normativa vigente, prima della data di entrata in vigore del presente decreto, ai fini del diritto all'accesso e alla decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianita', consegue il diritto alla prestazione pensionistica secondo tale normativa e puo' chiedere all'ente di appartenenza la certificazione di tale diritto. A decorrere dal 1o gennaio 2012 e con riferimento ai soggetti che, nei regimi misto e contributivo, maturano i requisiti a partire dalla medesima data, le pensioni di vecchiaia, di vecchiaia anticipata e di anzianita' sono sostituite, dalle seguenti prestazioni: a) «pensione di vecchiaia», conseguita esclusivamente sulla base dei requisiti di cui ai commi 6 e 7, salvo quanto stabilito ai commi 14, 15-bis, 17 e 18; b) «pensione anticipata», conseguita esclusivamente sulla base dei requisiti di cui ai commi 10 e 11, salvo quanto stabilito ai commi 14, 15-bis, 17 e 18.
4. Per i lavoratori e le lavoratrici la cui pensione e' liquidata a carico dell'Assicurazione Generale Obbligatoria (di seguito AGO) e delle forme esclusive e sostitutive della medesima, nonche' della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, la pensione di vecchiaia si puo' conseguire all'eta' in cui operano i requisiti minimi previsti dai successivi commi. Il proseguimento dell'attivita' lavorativa e' incentivato, fermi restando i limiti ordinamentali dei rispettivi settori di appartenenza, dall'operare dei coefficienti di trasformazione calcolati fino all'eta' di settant'anni, fatti salvi gli adeguamenti alla speranza di vita, come previsti dall'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni. Nei confronti dei lavoratori dipendenti, l'efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300 e successive modificazioni opera fino al conseguimento del predetto limite massimo di flessibilita'.
5. Con riferimento esclusivamente ai soggetti che a decorrere dal 1o gennaio 2012 maturano i requisiti per il pensionamento indicati ai commi da 6 a 11 del presente articolo non trovano applicazione le disposizioni di cui all'articolo 12, commi 1 e 2 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni, e le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 21, primo periodo del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.
6. Relativamente ai soggetti di cui al comma 5, al fine di conseguire una convergenza verso un requisito uniforme per il conseguimento del diritto al trattamento pensionistico di vecchiaia tra uomini e donne e tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, a decorrere dal 1° gennaio 2012 i requisiti anagrafici per l'accesso alla pensione di vecchiaia sono ridefiniti nei termini di seguito indicati: a. 62 anni per le lavoratrici dipendenti la cui pensione e' liquidata a carico dell'AGO e delle forme sostitutive della medesima. Tale requisito anagrafico e' fissato a 63 anni e sei mesi a decorrere dal 1o gennaio 2014, a 65 anni a decorrere dal 1o gennaio 2016 e 66 anni a decorrere dal 1° gennaio 2018. Resta in ogni caso ferma la disciplina di adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122; b. 63 anni e 6 mesi per le lavoratrici autonome la cui pensione e' liquidata a carico dell'assicurazione generale obbligatoria, nonche' della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335. Tale requisito anagrafico e' fissato a 64 anni e 6 mesi a decorrere dal 1° gennaio 2014, a 65 anni e 6 mesi a decorrere dal 1o gennaio 2016 e a 66 anni a decorrere dal 1° gennaio 2018. Resta in ogni caso ferma la disciplina di adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122; c. per i lavoratori dipendenti e per le lavoratrici dipendenti di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni e integrazioni, la cui pensione e' liquidata a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima il requisito anagrafico di sessantacinque anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia nel sistema misto e il requisito anagrafico di sessantacinque anni di cui all'articolo 1, comma 6, lettera b), della legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, e' determinato in 66 anni; d. per i lavoratori autonomi la cui pensione e' liquidata a carico dell'assicurazione generale obbligatoria, nonche' della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, il requisito anagrafico di sessantacinque anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia nel sistema misto e il requisito anagrafico di sessantacinque anni di cui all'articolo 1, comma 6, lettera b), della legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, e' determinato in 66 anni.
7. Il diritto alla pensione di vecchiaia di cui al comma 6 e' conseguito in presenza di un'anzianita' contributiva minima pari a 20 anni, a condizione che l'importo della pensione risulti essere non inferiore, per i lavoratori con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1o gennaio 1996, a 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335. Il predetto importo soglia pari, per l'anno 2012, a 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e' annualmente rivalutato sulla base della variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (PIL) nominale, appositamente calcolata dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), con riferimento al quinquennio precedente l'anno da rivalutare. In occasione di eventuali revisioni della serie storica del PIL operate dall'ISTAT, i tassi di variazione da considerare sono quelli relativi alla serie preesistente anche per l'anno in cui si verifica la revisione e quelli relativi alla nuova serie per gli anni successivi. Il predetto importo soglia non puo' in ogni caso essere inferiore, per un dato anno, a 1,5 volte l'importo mensile dell'assegno sociale stabilito per il medesimo anno. Si prescinde dal predetto requisito di importo minimo se in possesso di un'eta' anagrafica pari a settanta anni, ferma restando un'anzianita' contributiva minima effettiva di cinque anni. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 2 del decreto-legge 28 settembre 2001, n. 355, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 novembre 2001, n. 417, all'articolo 1, comma 23 della legge 8 agosto 1995, n. 335, le parole «, ivi comprese quelle relative ai requisiti di accesso alla prestazione di cui al comma 19,» sono soppresse.
8. A decorrere dal 1o gennaio 2018 il requisito anagrafico per il conseguimento dell'assegno di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335 e delle prestazioni di cui all'articolo 10 della legge 26 maggio 1970, n. 381, e all'articolo 19 della legge 30 marzo 1971, n. 118, e' incrementato di un anno.
9. Per i lavoratori e le lavoratrici la cui pensione e' liquidata a carico dell'AGO e delle forme esclusive e sostitutive della medesima, nonche' della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, i requisiti anagrafici per l'accesso alla pensione di vecchiaia di cui al comma 6 del presente articolo devono essere tali da garantire un'eta' minima di accesso al trattamento pensionistico non inferiore a 67 anni per i soggetti, in possesso dei predetti requisiti, che maturano il diritto alla prima decorrenza utile del pensionamento dall'anno 2021. Qualora, per effetto degli adeguamenti dei predetti requisiti agli incrementi della speranza di vita ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni, la predetta eta' minima di accesso non fosse assicurata, sono ulteriormente incrementati gli stessi requisiti, con lo stesso decreto direttoriale di cui al citato articolo 12, comma 12-bis, da emanare entro il 31 dicembre 2019, al fine di garantire, per i soggetti, in possesso dei predetti requisiti, che maturano il diritto alla prima decorrenza utile del pensionamento dall'anno 2021, un'eta' minima di accesso al trattamento pensionistico comunque non inferiore a 67 anni. Resta ferma la disciplina di adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, per gli adeguamenti successivi a quanto previsto dal secondo periodo del presente comma. L'articolo 5 della legge 12 novembre 2011 n. 183 e' abrogato.
10. A decorrere dal 1o gennaio 2012 e con riferimento ai soggetti la cui pensione e' liquidata a carico dell'AGO e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima, nonche' della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che maturano i requisiti a partire dalla medesima data l'accesso alla pensione anticipata ad eta' inferiori ai requisiti anagrafici di cui al comma 6 e' consentito esclusivamente se risulta maturata un'anzianita' contributiva di 42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne, con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti nell'anno 2012. Tali requisiti contributivi sono aumentati di un ulteriore mese per l'anno 2013 e di un ulteriore mese a decorrere dall'anno 2014. Sulla quota di trattamento relativa alle anzianita' contributive maturate antecedentemente il 1o gennaio 2012, e' applicata una riduzione percentuale pari a 1 punto percentuale per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'eta' di 62 anni; tale percentuale annua e' elevata a 2 punti percentuali per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto a due anni. Nel caso in cui l'eta' al pensionamento non sia intera la riduzione percentuale e' proporzionale al numero di mesi.
11. Fermo restando quanto previsto dal comma 10, per i lavoratori con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1o gennaio 1996 il diritto alla pensione anticipata, previa risoluzione del rapporto di lavoro, puo' essere conseguito, altresi', al compimento del requisito anagrafico di sessantatre anni, a condizione che risultino versati e accreditati in favore dell'assicurato almeno venti anni di contribuzione effettiva e che l'ammontare mensile della prima rata di pensione risulti essere non inferiore ad un importo soglia mensile, annualmente rivalutato sulla base della variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (PIL) nominale, appositamente calcolata dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), con riferimento al quinquennio precedente l'anno da rivalutare, pari per l'anno 2012 a 2,8 volte l'importo mensile dell'assegno sociale di cui all'articolo 3, commi 6 e 7 della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni e integrazioni. In occasione di eventuali revisioni della serie storica del PIL operate dall'ISTAT i tassi di variazione da considerare sono quelli relativi alla serie preesistente anche per l'anno in cui si verifica la revisione e quelli relativi alla nuova serie per gli anni successivi. Il predetto importo soglia mensile non puo' in ogni caso essere inferiore, per un dato anno, a 2,8 volte l'importo mensile dell'assegno sociale stabilito per il medesimo anno.
12. A tutti i requisiti anagrafici previsti dal presente decreto per l'accesso attraverso le diverse modalita' ivi stabilite al pensionamento, nonche' al requisito contributivo di cui al comma 10, trovano applicazione gli adeguamenti alla speranza di vita di cui all'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni e integrazioni; al citato articolo sono conseguentemente apportate le seguenti modifiche: a. al comma 12-bis dopo le parole «e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni,»
aggiungere le seguenti: «e il requisito contributivo ai fini del conseguimento del diritto all'accesso al pensionamento indipendentemente dall'eta' anagrafica»; b. al comma 12-ter alla lettera a) le parole «i requisiti di eta'» sono sostituite dalle seguenti: «i requisiti di eta' e di anzianita' contributiva»; c. al comma 12-quater, al primo periodo, e' soppressa, alla fine, la parola «anagrafici».
13. Gli adeguamenti agli incrementi della speranza di vita successivi a quello effettuato con decorrenza 1o gennaio 2019 sono aggiornati con cadenza biennale secondo le modalita' previste dall'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni. A partire dalla medesima data i riferimenti al triennio, di cui al comma 12-ter dell'articolo 12 del citato decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni, devono riferirsi al biennio.
14. Le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del presente decreto continuano ad applicarsi ai soggetti che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2011, ai soggetti di cui all'articolo 1, comma 9 della legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni e integrazioni, nonche' nei limiti delle risorse stabilite ai sensi del comma 15 e sulla base della procedura ivi disciplinata, ancorche' maturino i requisiti per l'accesso al pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011: a) ai lavoratori collocati in mobilita' ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 4 dicembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennita' di mobilita' di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223; b) ai lavoratori collocati in mobilita' lunga ai sensi dell'articolo 7, commi 6 e 7, della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni e integrazioni, per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 4 dicembre 2011; c) ai lavoratori che, alla data del 4 dicembre 2011, sono titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarieta' di settore di cui all'articolo 2, comma 28, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, nonche' ai lavoratori per i quali sia stato previsto da accordi collettivi stipulati entro la medesima data il diritto di accesso ai predetti Fondi di solidarieta'; in tale secondo caso gli interessati restano tuttavia a carico dei Fondi medesimi fino al compimento di almeno 59 anni di eta', ancorche' maturino prima del compimento della predetta eta' i requisiti per l'accesso al pensionamento previsti prima della data di entrata in vigore del presente decreto; d) ai lavoratori che, antecedentemente alla data del 4 dicembre 2011, siano stati autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione; e) ai lavoratori che alla data del 4 dicembre 2011 hanno in corso l'istituto dell'esonero dal servizio di cui all'articolo 72, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni con legge 6 agosto 2008, n. 133; ai fini della presente lettera l'istituto dell'esonero si considera, comunque, in corso qualora il provvedimento di concessione sia stato emanato prima del 4 dicembre 2011; dalla data di entrata in vigore del presente decreto sono abrogati i commi da 1 a 6 dell'articolo 72 del citato decreto-legge n. 112 del 2008, che continuano a trovare applicazione per i lavoratori di cui alla presente lettera e). Sono altresi' disapplicate le disposizioni contenute in leggi regionali recanti discipline analoghe a quelle dell'istituto dell'esonero dal servizio.
15. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze da adottarsi entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto sono definite le modalita' di attuazione del comma 14 ivi compresa la determinazione del limite massimo numerico dei soggetti interessati ai fini della concessione del benefici di cui al comma 14 nel limite delle risorse predeterminate in 240 milioni di euro per l'anno 2013, 630 milioni di euro per l'anno 2014, 1.040 milioni di euro per l'anno 2015, 1.220 milioni di euro per l'anno 2016, 1.030 milioni di euro per l'anno 2017, 610 milioni di euro per l'anno 2018 e 300 milioni di euro per l'anno 2019. Gli Enti gestori di forme di previdenza obbligatoria provvedono al montaggio, sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro o dell'inizio del periodo di esonero di cui alla lettera e) del comma 14, delle domande di pensionamento presentate dai lavoratori di cui al comma 14 che intendono avvalersi dei requisiti di accesso e del regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del presente decreto. Qualora dal predetto monitoraggio risulti il raggiungimento del limite numerico delle domande di pensione determinato ai sensi del primo periodo del presente comma, i predetti Enti non prenderanno in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad usufruire dei benefici previsti dalla disposizione di cui al comma 14. Nell'ambito del predetto limite numerico vanno computati anche i lavoratori che intendono avvalersi, qualora ne ricorrano i necessari presupposti e requisiti, congiuntamente del beneficio di cui al comma 14 e di quello relativo al regime delle decorrenze disciplinato dall'articolo 12, comma 5, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, per il quale risultano comunque computati nel relativo limite numerico di cui al predetto articolo 12, comma 5, afferente al beneficio concernente il regime delle decorrenze. Resta fermo che, in ogni caso, ai soggetti di cui al presente comma che maturano i requisiti dal 1° gennaio 2012 trovano comunque applicazione le disposizioni di cui al comma 12 del presente articolo.

sabato 18 febbraio 2012

3 MARZO 2012 ORE 15 PIAZZA CASTELLO TORINO MANIFESTAZIONE


Appello a tutto il gruppo GIU LE MANI DALLE PENSIONI Vi chiedo cortesemente di volervi adoperare affinchè la manifestazione che si terrà giorn 3 marzo ore 15 Piazza Castello Torino, possa riuscire e dare una svolta al nostro obiettivo Tutto nasce dal fatto che; partiti, ORGANIZZAZIONI SINDACALI ( MI RIFERISCO AI CONFDERALI..) ci hanno abbandonati! Vi chiedo max sforzo a FAR GIRARE l'evento e chi puo'..... di partecipare!!! Stiamo seguendo la lnea tenuta dalla grecia Autoconvocandoci Chi fa da se fa per tre.. In questo , momento abbiamo bisogno di essere uniti e a mio modesto parere di lasciar perdere a postare articoli che circolano sui siti Abbiamo tutti l' internet se ci interessa qualche articolo .. siamo tutti capace a fare ricerca attraverso google Quindi poca interessa girare notizie già publbicate Vi chiedo scusa per la crudeltà di alcune parole , ma l'evento di Torino deve essere non una fine ma solo un inizio della nostra lotta GIU' LE MANI DALLE PENSIONI P.s un grazie a tutti quelli che con umiltà e passione hanno creato questo gruppo

giovedì 16 febbraio 2012

SABATO 3 MARZO PIAZZA CASTELLO TORINO MANIFESTAZIONE



TUTTI GLI AMICI DI GIU LE MANI A PARTECIPARE E DIFFONDERE L'INIZIATIVA PARTECIPEREANNO ALL' EVENTO;COBAS, USB , DISOCCUPATI, PRECARI, LICENZIATI , CASSI INTEGRATI, E STUDENTI . NON CHIUDERE LA PORTA VIENI A MANIFESTARE CON NO! SPRECANO SOLDI PER UN INUTILE TAV E TAGLIANO LE PENSIONI. MANDIAMO A CASA QUESTO GOVERNO DELLE BANCHE !

martedì 14 febbraio 2012

LE REGOLE PER FARE RICORSO UNICA ARMA UTILE PER ABBATTERE LA LEGGE FORNERO

IN PENSIONE CON LE VECCHIE REGOLE >>>>>aggiornamento-del-14/2/2012>>>>>>SENTENZA C.C. 822/1988>>>>>ALLO STATO, UNICA ARMA PER DIFENDERE I NOSTRI DIRITTI PENSIONISTICI ACQUISITI!>>>>>>Abbiamo concordato con l’Onorevole Carlo Fatuzzo il modo più opportuno di come coordinare il tutto. Faccio subito sapere che questo post è rivolto a quanti sono intenzionati a percorrere la strada del ricorso. Aperto sicuramente a domande, suggerimenti e proposte costruttive, ma se si vuole solo distruggere quanto con fatica e tempo dedicato siamo riusciti a fare fino a qui, invito con cortesia a scrivere su proprio post. Ricordo che con questa iniziativa siamo riusciti a portare il gruppo “GIU’ LE MANI DALLE PENSIONI” declamato, anzi con l’invito di venirlo a visitare, su varie TV di mezza Italia (l'elenco è in uno specchietto salvato in alto, nell'archivio foto) . E ricordate che le trasmissioni vanno avanti dal lunedì al venerdì dalle 19.00 alle 20.00 e l’Onorevole continuerà a parlare di noi. Sappiate che se succedesse qualcosa al sito del gruppo, potrete sempre raggiungermi su face book. Veniamo finalmente al succo. La strada da seguire è quella che ho personalmente seguito un mese fa, ovviamente se qualcuno non volesse seguire il nostro consiglio è liberissimo di agire in proprio. Per semplificare e rendere più rapido il tutto (si risparmieranno anche i soldi di una prima raccomandata) abbiamo pensato di raccogliere in un unico archivio del “gruppo” chi vuol aderire al ricorso. I dati indispensabili sono i seguenti (metteteli in ordine): nome e cognome, via,CAP, città, sigla provincia (per la corrispondenza). Per riservatezza, questi dati potete inviarli come messaggio personale indirizzato a me (mediante face book in alto a sinistra occorre cliccare su “messaggi” e poi su “+nuovo messaggio”. A questo punto potete indirizzare solo a me e scrivere i dati da comunicare). Li raccoglierò e ogni martedì li invierò per posta elettronica all’Onorevole, il quale, ricevuto il file, vi scriverà invitando ciascuno di voi a spedirgli tramite raccomandata A.R. la FOTOCOPIA del codice fiscale, FOTOCOPIA di ambo i lati di carta di identità, prospetto estratto conto contributi previdenziali (si può ottenere anche via internet dal sito INPS); se dipendenti pubblici (INPDAP) basta indicare gli anni di contributi. Con le istruzioni, nella lettera troverete il foglio del ricorso da firmare e un bollettino di conto corrente postale di 55€ il cui pagamento è facoltativo, (fate un po voi, servono per l'eventuale iscrizione al "PARTITO PENSIONATI"). Quando spedite i documenti comunicatelo a me, così saranno evidenti eventuali disservizi postali. All’arrivo della documentazione a Bergamo, inizierà l’iter del ricorso , nell’ordine: richiesta all’INPS della conferma della data dell’andata in pensione secondo vecchie regole, il ricorso amministrativo, il rinvio alla Corte Costituzionale. Naturalmente, più la data di pensionamento è prossima e più alte sono le probabilità che tutto giri per il verso giusto (fino a circa 10 anni ci sono speranze). Ho detto tutto quello che so al momento. Chiedo scusa sin da ora se riproporrò lo stesso post giornalmente, ma è l’unico modo di farlo vedere subito a quanti visiteranno il nostro gruppo. Grazie

ESODATI LA PENSIONE SI ALLONTANA SEMPRE DI PIU'

sabato 28 gennaio 2012

L'ASSOCIAZIONE OVER 40 SCRIVE AL MINISTRO FORNERO

Spettabile
Ministero del Lavoro
Alla c.a del Sig. Ministro Prof.ssa Elsa Fornero
Via Veneto 56
00187 Roma
Merate 23 Gennaio 2012
Oggetto: Anche i lavoratori Over 40 disoccupati o precari hanno diritti da difendere
Gentile Sig. Ministro
Le decisioni prese nell’ultima manovra economica hanno portato uno vero sconvolgimento nel mondo del lavoro e delle pensioni. Le prese di posizioni rigide e dure del Governo pur nella loro necessità d'adozione, hanno tenuto in poco conto le conseguenze sociali sulla popolazione di lavoratori Over 40, soprattutto per quelli che sono senza lavoro da molto tempo ed ai quali l’attuale crisi economica ha ulteriormente accentuato le difficoltà e la criticità sociale.
L’Associazione Lavoro Over 40 (www.lavoro-over40.it ) si batte da circa nove anni per convincere le istituzioni, i sindacati e le imprese ad affrontare con determinazione il tema del reinserimento lavorativo degli Over 40, con risultati che non ripagano gli sforzi fatti per sensibilizzare la classe politica ed imprenditoriale, spesso disattente al problema. Nel Nord Europa il problema è già da parecchi anni all'attenzione delle autorità ministeriali e si sono già intrapresi percorsi di soluzione.
Vorremmo evitare che in Italia il tema della disoccupazione in età matura diventasse un fenomeno di moda, cui rispondere con discorsi in parte condivisi o di circostanza: occorrono atti concreti proponendo e sviluppando soluzioni operative che scaturiscono dall'esperienza, per dare speranza a chi vive la logorante dimensione non lavorativa.
Nella recente manovra del Governo Monti non traspaiono evidenti interventi pensati per questa fascia di lavoratori maturi. Anzi sono addirittura relegati in secondo ordine confermando tra i cittadini interessati l'impressione di essere stati del tutto dimenticati, abbandonati al loro destino e vessati oltremisura, senza possibilità di difesa e della dovuta attenzione sociale: cittadini chiamati comunque al rispetto dei doveri civici, fiscali e di solidarietà come se avessero un normale lavoro.
Allego una nota sulla situazione, richiedendo formalmente un incontro di approfondimento nel quale illustrare in dettaglio le condizioni e le ragioni della protesta e perorare la causa di una parte rilevante di cittadini dotati di esperienza e competenza professionale e desiderosa di continuare a contribuire attivamente all'economia del Paese.
In tale attesa Le porgo i migliori saluti
Giuseppe Zaffarano


Presidente Associazione Lavoro Over 40
ALLEGATO: Nota sullo stato dei Lavoratori Over 40
Associazione Lavoro Over 40®
Professionalità per competere in un mondo che cambia
Associazione Lavoro Over 40®

GIU LE MANI DALLE PENSIONI



QUESTI SIGNORI CHE GOVERNANO(?) DOVREBBERO SOLO VERGOGNARSI, HANNO ALLUNGATO L'ETà AL DIRITTO ALLA PENSIONE LAMENTANDO CHE NON CI SONO SOLDI , IN COMPENSO SPERPERANO SOLDI "NOSTRI " PER UN OPERA CHE NON SERVE. NO TAV, SI AL DIRITTO ALLA PENSIONE!!!!
I MANCATI PENSIONATI UNITI NELLA LOTTA CON I NO TAV

mercoledì 25 gennaio 2012

PENSIONI : LA NUOVA SCALETTA PER ACCEDERE


Milleproroghe: ok commissioni

Aumento sigarette per norme pensioni
25 Gennaio 2012 - 15:45
(ASCA) - Roma, 25 gen - Via libera dalle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera al decreto legge Milleproroghe. Sciolto il 'nodo pensioni', il testo tornera' in Aula questa sera alle 19,30 dove, con molta probabilita', il governo porra' la questione di fiducia.

Le commissioni riunite di Montecitorio hanno approvato l'emendamento dei relatori che prevede l'aumento delle imposte sui tabacchi lavorati per coprire le norme sulle pensioni dei lavoratori cosiddetti 'precoci' ed 'esodati', che potranno adesso andare in pensione con le norme vigenti prima della manovra 'Salva-Italia'. Stop dunque all'emendamento che prevedeva invece di aumentare le aliquote dei lavoratori autonomi.

Diversi deputati del Pdl si erano, infatti, opposti a quest'ultima modifica minacciando anche di non votare la fiducia al provvedimento. Nel testo licenziato dalle commissioni viene inoltre cancellata la proroga della sanatoria per i cartelloni elettorali abusivi.

Nuove modifiche dovrebbero essere apportate nelle commissioni

MILLEPROROGHE OK DA COMMISSIONI CAMERE



Mercoledi, 25 Gennaio 2012 - 14:34

MILLEPROROGHE: OK DA COMMISSIONI CAMERA CON MODIFICHE =(AGI) - Roma, 25 gen. - Le commissioni Affari costituzionali eBilancio della Camera hanno votato il mandato al relatore peril decreto Milleproroghe che ritorna quindi nell'aula diMontecitorio questa sera. Le commissioni hanno dato l'ok a una serie di modifiche tra le quali quella che riguarda la copertura degli emendamenti sulle pensioni a favore deilavoratori esodati e precoci. (AGI) ASA IV -

fonti: sito affari italiniani

martedì 24 gennaio 2012

DISOCCUPATI OVER 40



In bilico l'emendamento sulle pensioni




Torna nelle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera il decreto legge Milleproroghe in cerca di una nuova copertura della modifica alla riforma delle pensioni (attualmente coperta con un aumento dell'aliquota per gli autonomi). Lo ha deciso l'Aula di Montecitorio accogliendo, con 310 voti di differenza, la richiesta del presidente della commissione Affari Costituzionali, Donato Bruno. La decisione è stata presa nel Comitato dei diciotto su richiesta del Pdl che è contrario all'aumento dei contributi previdenziali degli autonomi come copertura alle modifiche della riforma delle pensioni.

Si discute la copertura delle norme sulle pensioni
Il rinvio, ha spiegato Bruno, é «circoscritto a un breve lasso di tempo» per consentire «al Governo di indicare le possibili coperture finanziarie» alle modifiche delle norme sulle pensioni. La Lega Nord ha espresso parere contrario perché chiede «che si riaprano tutti gli emendamenti»

In bilico l'emendamento sulle pensioni
È in bilico la modifica alla riforma delle pensioni introdotta nel Milleproroghe. E c'é chi chiede che la norma sia eliminata dal provvedimento. Giuliano Cazzola, deputato del Pdl, sottolinea che «anzichè scervellarsi a trovare una diversa copertura, dopo l'autogol sull'aumento dei contributi ai lavoratori autonomi, sarebbe meglio sopprimere la norma sostanziale poichè è corretto, coerente ed equo che sia applicata una modesta
di Nicoletta Cottone - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/4AU3G



Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/4AU3G

domenica 22 gennaio 2012

LETTERA AL MINISTRO ELSA FORNERO

Alla C.a.
del Ministro del Lavoro
Elsa Fornero
Via Veneto 56
Roma
...
e c.p.c.
- Presidente del Senato
Sen. Renato Schifani
- Presidente della Camera
On. Gianfranco Fini


Milano, 20 gennaio 2012


Gentile Sig. Ministro,

con l’approvazione della manovra economica “salva Italia” si è riproposta per molti cittadini in età matura la drammatica situazione di un nuovo ancor più consistente e subitaneo spostamento nel tempo dei termini per l’accesso al diritto previdenziale.

Stiamo seguendo con estrema attenzione il confronto in corso a livello parlamentare in merito ad alcuni correttivi che dovrebbero cercare di sanare le ricadute più gravi di questa ennesima riforma di un settore che peraltro non dava evidenze di disavanzi finanziari.

Lei conosce quanto e meglio di noi le tante diverse situazioni che riguardano lavoratori in cassa integrazione, in mobilità, licenziati ed esodati a seguito di accordi aziendali o individuali, che ne prevedevano lo scivolo fino al raggiungimento dei 40 anni contributivi o con le quote; lavoratori da considerarsi a tutti gli effetti dei disoccupati di lungo termine in attesa di approdo alla pensione per i quali a noi pare doveroso oltre che indispensabile trovare una soluzione che ne tuteli più che gli interessi il diritto ad un futuro. Così come certamente conosce la situazione dei lavoratori precoci i quali vedono rinviata la possibilità di accedere al sistema pensionistico salvo accettare penalizzazioni sull’entità della prestazione, anche in presenza di una elevatissima anzianità di servizio, per il solo motivo di avere iniziato a lavorare in età giovanissima.

Inoltre, come già avvenuto in passato a seguito degli innumerevoli interventi di riforma delle pensioni, dobbiamo evidenziare come sia del tutto ignorata la gravissima situazione di tanti lavoratori disoccupati che non rientrano in alcuna delle categorie fin qui citate.

Parliamo di disoccupati privi di qualsiasi forma di ammortizzatore sociale, privi di lavoro da anni, abbandonati a se stessi senza alcuna sostanziale forma di rappresentanza in sede istituzionale senza dimenticare le migliaia di partite IVA coatte da pochi spiccioli di reddito annuo che, per il solo fatto di essere state costrette ad una scelta obbligata, hanno perso qualsiasi diritto ad un sostegno pubblico.

Lei sa meglio di noi che nel nostro paese solo un 27% dei disoccupati ufficiali, categoria dalla quale sono sorprendentemente esclusi gli “scoraggiati”, usufruisce di una qualche misura di sostegno pubblico.

Nel 2008, su incarico dell’allora Ministro del Lavoro Cesare Damiano, il Prof. Gianni Geroldi condusse una ricerca su questa fascia di disoccupati arrivando a stimare attorno a 180-200.000 il numero dei disoccupati over55, considerati non più ricollocabili (in quanto espulsi da anni dal ciclo produttivo) e del tutto privi di reddito.

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Possiamo realisticamente ipotizzare che con l’aggravarsi della crisi, negli ultimi anni questo numero sia ulteriormente cresciuto.

Molti di questi disoccupati dispongono di 30 e più anni di versamenti contributivi che a nulla valgono per garantire loro quel reddito da pensione che non vedranno prima dei 67 anni di età, oppure hanno subito l'esodo forzoso con meno di 30 anni di contributi , licenziati da aziende in crisi o con lavoratori in soprannumero e non godono di nessuna forma di ammortizzatore sociale per oltre un decennio.

Cittadini disoccupati, di Serie B, che assistono impotenti e arrabbiati alle periodiche autorizzazioni al prepensionamento di colleghi di grandi gruppi industriali, in crisi reale o presunta, che, grazie a provvedimenti mirati, accedono alla pensione anche con meno di 50 anni di età anagrafica e meno di 30 anni di versamenti contributivi.

Ciò che noi denunciamo con questa lettera è ben noto all’interno del Parlamento considerando che risale all’ormai lontano 2005 la relazione prodotta dalla Commissione di Indagine del Senato sul fenomeno della disoccupazione degli over45.

Quella relazione, approvata all’unanimità, riconosceva l’esistenza e la gravità del problema e sollecitava urgenti misure a sostegno della categoria. Come troppo spesso avviene in questo paese il tutto restò lettera morta.

E questo assurdo disinteresse da parte del Parlamento e delle Istituzioni appare oggi ancora più riprovevole se consideriamo che l’età a rischio di espulsione dal mondo del lavoro è rapidamente scesa in pochi anni e si attesta oggi alla soglia dei 40 anni.

Paradossalmente si continua ad innalzare l’età pensionabile mentre le imprese si liberano dei quarantenni e i politici continuano a parlare a vuoto, da oltre 15 anni, della necessità di riformare il sistema di welfare.

Su tutte queste situazioni vorremmo poter avere l’opportunità di un confronto con Lei e/o il Viceministro e/o il Sottosegretario, incontro che Le chiediamo a nome dei tanti che si rivolgono a noi in questi giorni nella speranza di poter trovare una soluzione concreta ai problemi elencati e che vogliamo qui sinteticamente ricordare:

•Ex lavoratori espulsi dall’attività lavorativa con varie procedure, in possesso dei requisiti secondo la vecchia normativa •Ex lavoratori con anzianità significative, sopra o sotto i 30 anni, disoccupati e senza alcun ammortizzatore sociale. •Lavoratori precoci costretti alla permanenza in attività per evitare penalizzazioni sull’assegno pensionistico. •Lavoratori espulsi dal sistema produttivo e divenuti forzatamente autonomi, per i quali la Riforma è ancora più penalizzante
RingraziandoLa per l’attenzione, confidando in una Sua convocazione a breve termine, porgiamo cordiali saluti

ATDAL Over40 (Associazione Nazionale Tutela Diritti Lavoratori Over40)
Contatto Dr. Stefano Giusti – email: infolazio@atdal.it
Associazione PENSIONANDI
Contatto Ing. Michele Carugi – email: pensionandi@gmail.com
ALP (Associazione Lavoratori Over40 Piemonte)
Contatto Dr. Marcello Fontana – email: presidente@overquarantapiemonte.it
Comitato Esodati e Lavoratori Precoci d’Italia
Contatto Ing. Claudio Ardizio – email: claudio.ardizio@libero.it
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IL MIO PRESEPE AI POLITICI ITALIANI

MANDIAMOLI TUTTI A CASA ..


SISTEMA PREVIDENZIALE A CONFRONTO



I numeri, tratti da una recente analisi comparativa della Commissione Europea (Pension Schemes and pension projections in the EU-27 Members States) tra i regimi pensionistici europei, parlano chiaro: senza l’introduzione di correttivi al nostro sistema previdenziale, già tra nove anni, avremmo la più alta incidenza di spesa per le pensioni tra i 27 Paesi dell’Unione Europea: per l’esattezza il 14,1 per cento del Prodotto Interno Lordo, contro il 10,5% della Germania, il 9,4% della Svezia, il 6,9% del Regno Unito, il 9,5% della Spagna.

Il report della Commissione europea evidenzia altresì la grande anomalia italiana relativa all’età pensionabile: quest’ultima, nei principali Paesi dell’Unione, è infatti già almeno 65 anni. E nella stragrande maggioranza dei casi – altro elemento di diversità dall’Italia - non si fa differenza alcuna tra uomini e donne. In Germania, Spagna, Svezia, Danimarca, Regno Unito, recenti riforme hanno addirittura innalzato l’età pensionabile a 67 o 68 anni.

In Germania, l’ultima robusta riforma ha avuto luogo nel 2007: sebbene sia in corso il processo di transizione verso l’aumento dell’età pensionabile a 65 anni previsto dalla precedente riforma, è stato stabilito un graduale incremento di un mese ogni anno dal 2012 al 2023 e, successivamente, di 2 mesi ogni anno, che eleverà a 67 anni nel 2029 l’età pensionabile.

Per quanto riguarda la Spagna, Zapatero, proprio quest’anno, ha approvato la riforma delle pensioni, che, nel 2027, porterà a 67 anni l’età per andare in pensione e che ha previsto un trattamento di “favore” per le donne; a queste verrà concesso di anticipare il pensionamento di 9 mesi per ogni figlio (fino ad un massimo di due).

In Gran Bretagna, dove è in corso un acceso dibattito su un progetto di riforma, dal 2007 è in vigore una disciplina che prevede, tra il 2024 ed il 2046, l’aumento dell’età pensionabile a 68 anni, sia per gli uomini che per le donne.

In Francia, invece, uomini e donne vanno per ora in pensione a 62 anni. Non è forse un caso che la spesa pensionistica dei francesi sia molto simile alla nostra: 13,3% del pil e 13,9% nel 2020. Va però detto che la rifoma voluta da Sarkozy nel 2010, puntando alla riduzione del deficit del sistema pensionistico, ha previsto un progressivo aumento, senza distinzione di genere, di 4 mesi all’anno a partire dal luglio scorso; conseguentemente l’età per poter godere di una pensione passerà entro il 2020 a 67 anni.

In Italia, come è noto, è in corso un forte dibattito sull’opportuinità di intervenire sulle pensioni. In seno alla maggioranza pare, per ora, prevalere la linea di chi, Bossi in testa, non intende toccarle, se non in misura marginale come sarebbe stato concordato nelle scorse ore.
Se tale prospettiva dovesse essere confermata nella discussione parlamentare sulla manovra correttiva, è evidente come la sostenibilità economica di medio-lungo periodo della finanza pubblica rischi di essere sempre più fortemente condizionata dall’incidenza della spesa previdenziale: dei ca. 310 miliardi di euro di spesa pubblica per il welfare, equivalenti a ca. il 20% del Pil, una fetta sempre più importante sarà così erosa per coprire le prestazioni pensionistiche.

Ciò, prescindendo dal fatto che il sistema previdenziale è, più di ogni altro capitolo di spesa pubblica, sottoposto alle sfide derivanti dai cambiamenti demografici, dalle nuove tipologie di contratti di lavoro, nonché, come appare chiaramente in questi mesi, dalla situazione economica internazionale.

Eppure Tremonti, sempre più stretto nella morsa degli assalti alla sua manovra correttiva, sa bene che nell’ultimo rapporto dell’Inps viene scritto nero su bianco che “la sostenibilità economica del sistema previdenziale deve tener conto dell’invecchiamento progressivo della popolazione, che comporta un crescente aumento del numero dei pensionati rispetto ai lavoratori, da cui deriva la necessità di attuare riforme tese in futuro al contenimento degli importi delle pensioni e all’innalzamento dell’età pensionabile […].

La stessa Commissione europea, nella recente comunicazione comunicazione al Parlamento Europeo ha posto, ancora una volta, l’accento sulla necessità di riforme strutturali in campo previdenziale, tese a: innalzare l’età pensionabile e collegarla alla speranza di vita; ridurre in via prioritaria i piani di prepensionamento e utilizzare incentivi mirati per promuovere l’occupazione dei lavoratori anziani e l’apprendimento permanente; evitare di adottare misure riguardanti i sistemi pensionistici che compromettano la sostenibilità a lungo termine e l’adeguatezza delle finanze pubbliche.

Di tutto ciò, a quanto pare, il Governo non pare tener conto, facendo finta di ignorare che l’innalzamento dell’età pensionabile è una delle poche leve per risanare strutturalmente finanza pubblica e non scaricare, ancora di più, sulle spalle delle giovani generazioni gli egoismi della nostra gerontica classe dirigente.


il 52 è stato il più penalizzato con la manovra monti adesso io con 40 anni di contributi debbo aspettare se tutto va bene altri 2 anni. Grazie Monti

DENUNCIATO IL CAPO DELLO STATO

VIDEO SU PENSIONI

PERCHE PROPRIO LE PENSIONI?

Perché proprio le pensioni?
Ora che la polvere sollevata va depositandosi con l’approvazione della manovra, vediamo di analizzare gli interventi sulle pensioni con un po’ di freddezza e un paio di numeri.

A grandi linee e non crocefiggetemi se i numeri non sono esatti fino nei minimi dettagli, le grandi innovazioni sono:

- Età della pensione di vecchiaia a regime per gli uomini e per le donne. 67 anni con incrementi legati all’aspettativa di vita che potrebbero portare il limite verso i 70 anni. L’età di 67 anni dovrebbe conseguirsi tramite gli incrementi dovuti all’aspettativa di vita ma, ove ciò non avvenisse e cioè se l’aspettativa di vita non crescesse oppure addirittura scendesse, un comma prevede comunque l’incremento a 67 anni.
-Contributi minimi per la pensione anticipata a 42 anni e tre mesi per gli uomini, con età minima di 62 anni oppure con una penalizzazione dell’1 % per ogni anno di anticipo fino a i 60 anni e del 2% per ogni ulteriore anno al di sotto dei 60 anni. Le stesse regole varranno per le donne con la eccezione che la contribuzione minima è fissata in 41 anni e tre mesi a regime.

I cambiamenti, salvo un’eccezione per i nati nel 1952 che hanno avuto la grazia di uscire a 64 anni, sono in vigore istantaneamente, quindi, salvo futuri ripensamenti da parte di altri governi a venire, da oggi siamo il Paese europeo con il sistema pensionistico più restrittivo. Si dirà: siamo anche il Paese europeo con il debito pubblico più alto; vero e questa era una condizione necessaria per mettere mano al sistema, ma non sufficiente.

Non era sufficiente e infatti mancava qualche altra condizione fondamentale, ad esempio che il sistema previdenziale dei lavoratori dipendenti fosse uno degli elementi di indebitamento dello stato, cosa che non è. Nell’anno peggiore dell’INPS, il 2010, quando era largamente previsto che l’ente avrebbe avuto il picco negativo sulla base delle situazioni pregresse e delle riforme in essere, il comparto previdenziale dei lavoratoti dipendenti ha dato all’INPS un attivo di 459 milioni di euro, che erano stati 4 miliardi e 564 milioni di euro nel 2009. (INPS, rendiconti generali 2010, pag 51.)

Quindi, ancorché l’attivo sia dovuto al bilancio tra contributi dei lavoratori attivi e pensioni erogate (impropriamente per un sistema sostanzialmente assicurativo), il fondo previdenziale dei lavoratori dipendenti non pesava sui conti dello Stato e meno avrebbe comunque pesato in futuro. E mancava anche un’altra condizione per intervenire così pesantemente e cioè quella che in assoluto le pensioni fossero così ricche da costituire oltre che un boccone goloso, anche un’area nella quale si potesse attingere senza dolore; il dolore, invece c’è, eccome. Si sono bloccate le indicizzazioni sopra a 1.400 € lordi/mese cioè pensioni che hanno un netto tra 1000 e 1100 euro/mese; roba da nababbi, in effetti. Un pensionato con un lordo di 2000 €/mese pari a circa 1.500 €/netti con tre anni di inflazione oltre il 3% perderà in termini reali circa 50 €/mese del suo netto ricchissimo, trovandosi così in termini reali con una pensione di 1.450 €/mese netti.

E poi c’è il dolore di quelli che sono disoccupati e che per ora hanno avuto un biglietto della lotteria; se sono fortunati andranno in pensione in un tempo ragionevole; altrimenti aspetteranno anche fino a 4 anni. La data dell’estrazione non è certa e neppure quanti biglietti vincenti ci saranno; l’unica cosa certa è che l’Inps ha istruzione di non spendere più delle cifre assegnate per ogni anno; finite quelle, chi è fuori trovasse il modo di arrangiarsi.

Per ricapitolare: la riforma delle pensioni non è giustificata da motivi di contabilità del comparto previdenziale dei lavoratori dipendenti, né da ragioni di opportunità del prelievo alle grandi ricchezze; secondo me la materia non è stata trattata in base a una analisi di fattibilità e sostenibilità, di equiparazione ad altri sistemi europei, di messa in sicurezza del sistema (già sicuro) ma, invece, come un luogo dove fare cassa senza guardare troppo per il sottile, dato che i pensionati e coloro che sono ormai in età di pensione: non scioperano, non danno fuoco ai cassonetti per protesta, non fanno barricate e non tirano molotov, non possono fare serrate né mettere al riparo il loro unico bene, la pensione, portandosela alle Cayman.

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